Grazie a una nuova tecnica di imaging scoperto il modo con cui le diverse zone del cervello interagiscono tra di loro

GINEVRA – Grazie ad una nuova tecnica di imaging, ricercatori del Politecnico federale di Losanna (EPFL) e dell’Università di Ginevra hanno scoperto il modo con cui le diverse zone del cervello interagiscono fra di loro. La scoperta potrebbe condurre ad un metodo di diagnosi precoce del morbo di Alzheimer.
Osservando la circolazione del sangue, è possibile determinare quali zone sono attivate e come esse collaborano fra di loro, indicano i due istituti in un comunicato odierno. Studiando individui in buona salute e a riposo, i ricercatori hanno identificato tredici reti principali attive nel cervello.
Hanno poi scoperto che, in media, quattro di esse lavorano simultaneamente, “mentre finora si pensava che le zone si attivavano in alternanza e con scarso coordinamento”, osserva il professore Dimitri Van De Ville. Secondo lo studio, pubblicato dalla rivista Nature Communications, la scoperta apre la strada ad una possibile diagnosi precoce del morbo di Alzheimer e ad altre malattie neurologiche.
Alzheimer, in particolare, è caratterizzato da un degrado di reti di neuroni in diverse zone del cervello, che si presenta ancor prima ancora dell’apparizione di sintomi clinici. La possibilità di individuare direttamente e in modo precoce i casi maggiormente suscettibili di sviluppare il morbo permetterebbe di migliorare le cure, afferma lo studio.
Co-autore della ricerca, il post-dottorando alla Harvard Medical School Isik Karahanoglu ricorre allo stesso metodo di diagnostica per immagini per meglio capire i disturbi dello spettro autistico.