
Ricerca sulla Schizofrenia
La ricerca sulla schizofrenia: a che punto siamo?
Una nuova ricerca sulla schizofrenia ha scoperto l’area del cervello che controlla le distorsioni tipiche del disturbo. La ricerca, pubblicata su Neuroimage: Clinical, è stata condotta dal Centro per i sistemi di neuroscienze e cognitivi (Cncs) dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) a Rovereto.
La ricerca sulla schizofrenia condotta in Italia contraddice la teoria finora più accreditata secondo la quale allucinazioni e alterazioni della percezione avrebbero origine nella corteccia frontale, l’area del cervello che controlla le funzioni cognitive elevate come il linguaggio e la programmazione di azioni. Questa nuova ricerca sulla schizofrenia, invece, confrontando le immagini dell’attività del cervello, rilevate con la tecnica della risonanza magnetica funzionale, in 94 persone sane e in altrettante affette dal disturbo, ha scoperto che le aree della corteccia frontale non sono alterate. Ciò che realmente avviene sono, anzi, delle alterazioni della percezione iniziale del segnale che si riverberano sulle funzioni cognitive superiori, modificandole. In tal modo si è osservata l’origine di quella che viene chiamata “frammentazione della connettività funzionale”, ovvero il malfunzionamento della comunicazione tra le aree della corteccia cerebrale.
La ricerca sulla schizofrenia: conoscere il disturbo
La schizofrenia è una psicosi cronica caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell’affettività, da un decorso superiore ai sei mesi, con forte disadattamento della persona, ovvero una gravità tale da limitare le normali attività di vita della persona. I sintomi più comuni includono allucinazioni uditive, deliri paranoidi e pensieri o discorsi disorganizzati.
È accompagnata da un significativo deficit nella vita sociale e professionale. L’insorgenza dei sintomi si verifica in genere in età adulta, con una prevalenza una tantum globale di circa lo 0,3-0,7%.
La diagnosi si basa sull’osservazione dei comportamenti del paziente e sulle esperienze riportate da esso. La genetica, i fattori ambientali precoci e i processi psicologici e sociali sembrano contribuire in modo determinante al suo sviluppo. L’assunzione di alcune sostanze stupefacenti o farmaci sembra causare o peggiorare i sintomi.
Le possibili combinazioni sintomatologiche hanno avviato un dibattito sul fatto che la diagnosi possa essere relativa a un unico disturbo piuttosto che alla somma di un certo numero di sindromi distinte.
La base del trattamento è la somministrazione di un farmaco antipsicotico, che sopprime principalmente l’attività del recettore della dopamina e talvolta della serotonina. L’intervento psicoterapeutico e la riabilitazione professionale e sociale sono altresì importanti nel trattamento.
Nei casi più gravi, in cui vi sia il rischio per sé e per gli altri, può essere necessario un trattamento sanitario obbligatorio, anche se ciò avviene meno frequentemente rispetto a una volta. La malattia porta allo sviluppo di diversi problemi relativi al comportamento e alla sfera emozionale.
Le persone affette da schizofrenia possono avere ulteriori comorbilità, tra cui la depressione maggiore e disturbi d’ansia. Sono altresì frequenti i casi di abuso di sostanze (riscontrabili in quasi il 50% dei pazienti) e problemi sociali, come la disoccupazione e la povertà.
L’aspettativa di vita media delle persone affette dalla condizione varia da 12 a 15 anni di meno rispetto alla popolazione in generale. Ciò è il risultato di un aumento dei problemi di salute fisica e un tasso di suicidio più elevato, circa il 5%.