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 › Dipendenze › Gli psicostimolanti: dipendenza di un’epoca psicotica – Doppiozero

Gli psicostimolanti: dipendenza di un’epoca psicotica – Doppiozero

Redazione Gennaio 15, 2018     No Comment    

Gli psicostimolanti e l’ossessione per la performance

Psicostimolanti

Psicostimolanti

Negli ultimi anni, appare esplosivo l’uso degli psicostimolanti legali o illegali. Che tipo di farmaco sono? E come mai, negli ultimi anni, gli psicostimolanti hanno soppiantato gli allucinogeni degli anni Sessanta e Settanta e l’eroina degli anni Ottanta e Novanta? Il soggetto nevrotico, moderno Dottor Jekyl, si trasforma in sociopatico, moderno Mister Hyde, usando cocaina, anfetamine, meta-anfetamina e altri stimolanti, legali o illegali. Secondo il New York Times, i manager americani usano farmaci legali per stare dietro agli impegni, gli stessi che vengono somministrati ai bambini con disturbi dell’attenzione. La ragione principale riguarda il lavoro, o meglio, la performance. 

Il termine lavoro, nei sistemi psicotici contemporanei, è vecchio, fuori moda. Queste persone performano attività stressanti e necessitano di carburante extra, come dicono in molti, per starci dentro, cioè rispondere agli impegni diurni e notturni della performance. Baristi, ristoratori, manager, animatori da discoteca, imprenditori, lavoratori sottoposti a turni frenetici: queste sono le categorie che fanno maggiore uso di psicostimolanti. Se l’alcol serve a dimenticare – droga per la memoria – gli psicostimolanti servono ad aumentare il livello di attenzione, stimola condotte maniacali. Che significa: diventare sociopatici. Oggi la performance è tutto.

Ma qual è l’origine di performance? Performare significa completare, totalizzare. C’è, nella performance, una componente totalitaria. Una saturazione della vita e del legame sociale. La prima esperienza è stata Pinochet: la prima forma di totalitarismo liberista. Ora però non c’è più neppure bisogno di Pinochet, il volto di Milton Friedman e dei suoi ragazzi di Chicago appare dietro la maschera del dittatore. Trump non necessita di colpi di Stato. Non c’è violenza fisica, solo induzione psicologica: metodi ipnotici, addestramento comportamentista.

Gli enunciati performativi non sono più imposti dall’alto, si installano dentro il soggetto, compulsioni che diventano parte del processo di psicotizzazione. Il soggetto non lavora più per vivere, vive per performare. Dal sistema totalitario classico a oggi, il performativo è mutato: riduce la libertà, come allora, ma senza coercizione fisica, ci fa credere che la libertà sia stare davanti a una slot, riempirsi-vomitare-riempirsi, cancella il tempo della riflessione, squarcia il cielo protettivo del legame, annienta l’intervallo. L’esplosione dell’uso, legale o illegale, degli psicostimolanti ha a che fare con il performativo di questi ultimi quindici anni.

La somministrazione di psicostimolanti ai bambini

Si è persino pensato di somministrare psicostimolanti ai bambini, per renderli performativi a scuola. Una scuola che, a sua volta, riduce spazi d’intervallo e richiede prestazioni precoci, come in una gara. Gli spazi d’intervallo sono, a loro volta, spazi di prestazione sportiva. Negli anni Ottanta del secolo scorso, fu inventata una nuova diagnosi, un tempo sconosciuta, oggi diffusissima: ADHD. Significa disordine da deficit di attenzione e iperattività; diagnosi, a sua volta, psicotica. L’iperattività nei bambini è la conseguenza dell’assenza di spazi liberi. Per tirare due calci al pallone bisogna iscrivere il figlio a un club sportivo, per fare una gita in bici bisogna raggiungere un parco. Il deficit di attenzione è spesso il frutto di una confusione legata a diversi ritmi di apprendimento tra una generazione che studiava sui libri e una che apprende da internet.

Molti bambini iperattivi non hanno deficit di attenzione; semplicemente non stanno dentro i tempi standard richiesti per l’attenzione classica, apprendono in modo diverso. Con l’ADHD, la società psichiatrica americana ha decretato la fine dell’infanzia; i bambini vanno trattati come adulti performanti fin dai primi momenti della vita.

La teoria che giustifica la somministrazione di psicostimolanti ai bambini sostiene che questi abbiano, appunto, un effetto paradossale. La tesi è che, siccome questi bambini sono stressati dall’esposizione agli audiovisivi, a internet, siccome vanno a dormire troppo tardi, siccome la società è performante anche per loro; per mantenere l’attenzione siano costretti a essere iperattivi. Dunque: se viene richiesto loro di calmarsi, perdono attenzione, se viene richiesto loro di stare attenti, diventano iperattivi. Lo psicostimolante, secondo questo delirio scientifico, avrebbe l’effetto chimico di ridurre lo stress e aumentare la soglia dell’attenzione. Il metilfenidato – questo il nome della più nota tra queste droghe – renderebbe più performanti. Non è la società che va cambiata. Nei sistemi psicotici, la società è un dato: variabile indipendente. Però si può cambiare il sistema nervoso individuale a livello chimico. La nuova società performativa di quest’epoca psicotica addestra i bambini a essere all’altezza delle performance richieste dall’epoca.

L’epoca psicotica e il gioco d’azzardo

Oggi si trovano anche casi di soggetti che abusano insieme di alcol e di cocaina. Bevono per ridurre l’inibizione, poi sniffano cocaina; lo fanno con competenza, sono informati, leggono su internet come fare a ottenere i risultati sperati attraverso la chimica. Il doppio uso di sostanze è accompagnato, in molti casi, dal gioco d’azzardo.

Il libro Ludocrazia. Un lessico dell’azzardo di massa, recente pubblicazione, a cura di Marco Dotti, spiega in modo dettagliato questi meccanismi. Ludocrazia significa che il gioco d’azzardo, nei nuovi sistemi psicotici, non è più una scelta rara del soggetto, un rischio che accade di tanto in tanto.

Il gioco d’azzardo è parte costitutiva dell’epoca psicotica, è compulsione portata al paradosso, si gioca per perdere, ci si impegna nella dissipazione. Tutti sanno che i poteri forti, compreso lo Stato, dominano il gioco d’azzardo. I meccanismi pubblicitari e di mantenimento delle performance dell’azzardo sono noti, Natasha Dow Schüll li ha descritti nel libro Architetture dell’azzardo, edito presso Luca Sossella. In Italia sono state fatte ricerche analoghe da Maresa Bartolo e Ilaria Mariani (Game Design, Pearson) e da Francesca Antonacci (Puer Ludens, Franco Angeli). L’Italia è il primo paese europeo e il terzo nel mondo per diffusione del gioco d’azzardo. Cosa sta accadendo? Più ancora del gesto sociopatico isolato, nel gioco d’azzardo abbiamo l’espressione sistematica dell’epoca psicotica.

I luoghi dell’azzardo hanno sostituito la fabbrica. La fabbrica era il paradigma della società nevrotica. I lager erano il paradigma delle epoche psicotiche classiche. La sala da gioco è il paradigma della nuova epoca psicotica: lager volontari. Migliaia di persone, anziché recarsi a timbrare il cartellino, si riversano volontariamente nelle case dell’azzardo da mattina a sera; anziché prendere un salario, spendono tutto quel che possiedono; anziché produrre beni, producono devastazione. Le macchine slot si trovano nei bar, nei negozi, nei circoli ricreativi della sinistra, negli oratori, in una società dove le persone non lavorano per vivere, ma vivono per performare, ricattate da contratti a termine, che impediscono loro di protestare, dove il mobbing è pratica comune.

I sistemi psicotici contemporanei non hanno nemmeno più bisogno delle masse, anzi, a differenza dell’epoca di Gustave Le Bon (1841-1931) e José Ortega y Gasset (1883-1955), oggi le masse tornano nella schiavitù volontariamente. Un gruppo ristretto di privilegiati vive sulle spalle di una massa di schiavi, senza diritti, dominati dalla compulsione. Questa è la nuova società psicotica, dove alla coercizione fisica è stata sostituita la compulsione psichica, alla repressione sociale, quella psicologica. La violenza è interiorizzata; riemerge come risposta negli atti estetici individuali, à la Breivick, con le sue gun-machine. Mentre Ned Ludd distruggeva le macchine, oggi le macchine distruggono noi.

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