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 › Depressione › Pensione anticipata per depressione – Laleggepertutti.it

Pensione anticipata per depressione – Laleggepertutti.it

Redazione Agosto 30, 2018     No Comment    

Pensione anticipata

Pensione anticipata

Il lavoratore depresso può chiedere la pensione anticipata o ricevere un trattamento di assistenza?

La depressione, o disturbo depressivo maggiore, è una malattia che, come la maggior parte delle altre patologie, può ridurre la capacità lavorativa sino a risultare inabilitante, anche se cause e sintomi non sono facilmente individuabili.

La possibilità, per il lavoratore depresso, di ottenere una pensione anticipata, non discende direttamente dallo stato di depressione, ma dalla percentuale d’invalidità riconosciuta a seguito della depressione stessa. Per pensionarsi, poi, non è sufficiente la sola percentuale minima d’invalidità, ma bisogna possedere anche un requisito contributivo minimo e, per quanto riguarda la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità, anche un determinato requisito di età.

Ma procediamo per ordine e vediamo in quali casi e come si può ottenere la pensione anticipata per depressione.

Invalidità per depressione

Innanzitutto, bisogna evidenziare che, nei casi più gravi, dalla depressione può derivare la riduzione della capacità lavorativa. Le tabelle delle linee guida dell’Inps sulle percentuali d’invalidità riconoscibile indicano i seguenti importi, relativi alle ipotesi più diffuse di patologie depressive:

  • sindrome depressiva endoreattiva lieve: 10% ;
  • sindrome depressiva endoreattiva media: 25% ;
  • sindrome depressiva endoreattiva grave: dal 31% al 40%;
  • sindrome depressiva endogena lieve: 30% ;
  • sindrome depressiva endogena media: dal 41% al 50%;
  • sindrome depressiva endogena grave: dal 71% all’80%;
  • nevrosi fobico ossessiva e/o ipocondriaca di media entità: dal 21% al 30%;
  • nevrosi fobico ossessiva lieve: 15% ;
  • nevrosi fobico ossessiva grave: dal 41% al 50% ;
  • nevrosi ansiosa: 15%;
  • psicosi ossessiva: dal 71% all’80%.

Se, a seguito della depressione, è riconosciuta un’invalidità superiore ai due terzi, il lavoratore può aver diritto all’assegno d’invalidità ordinario: questa prestazione è riconosciuta per la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo (quindi per invalidità superiori al 67%), in presenza di requisiti contributivi minimi (5 anni di contribuzione, di cui almeno 3 anni di contributi versati nell’ultimo quinquennio). L’assegno ordinario d’invalidità si calcola, al pari della pensione, sulla base dei contributi accreditati (quindi col sistema retributivo, misto o contributivo, a seconda della collocazione temporale dei contributi, e del possesso, o meno, di 18 anni di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995). Non sono previste maggiorazioni nel calcolo della pensione, e sono previste delle riduzioni nel caso in cui il reddito personale superi determinate soglie.

In assenza dei requisiti contributivi (5 anni, di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio), può essere riconosciuta la pensione d’invalidità civile (assegno di assistenza mensile per invalidi civili parziali), ma solo qualora si possieda un’invalidità almeno pari al 74% ed un reddito non superiore a 4853,29 euro (per l’anno 2018); l’assegno ammonta, per il 2018, a 282,54 euro mensili. Si tratta di un reddito esente da Irpef, compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa, ma sino al limite di reddito appena esposto.

Pensione anticipata per depressione

Nel caso in cui sia riconosciuta un’invalidità pensionabile almeno pari all’80%, il lavoratore ha la possibilità di fruire della pensione di vecchiaia anticipata, cioè con un’età pensionabile inferiore a quella prevista per la pensione di vecchiaia ordinaria: nel dettaglio, sino al 31 dicembre 2018 la differente età pensionabile è pari a 55 anni e 7 mesi per le donne ed a 60 anni e 7 mesi per gli uomini, con una finestra di attesa (dal momento di maturazione dell’ultimo requisito utile alla pensione alla liquidazione del trattamento) pari a 12 mesi.

In primo luogo, per il diritto alla diversa età pensionabile, l’accertamento dello stato di invalidità in misura non inferiore all’80 % deve essere effettuato dagli uffici sanitari dell’Inps: se il lavoratore, dunque, ha eventualmente già ottenuto il riconoscimento di una percentuale d’invalidità pari o superiore all’80% da parte di un altro ente, la certificazione rilasciata costituisce solo un elemento di valutazione per la formulazione del giudizio medico legale utile alla pensione di vecchiaia anticipata.

In parole semplici, solo la commissione medica dell’Inps può concedere la possibilità di pensionamento anticipato per invalidità, non essendo sufficiente il riconoscimento avuto da altri enti con percentuale non inferiore all’80%: l’invalidità da accertare non è, secondo l’Inps, la “semplice” invalidità civile, ma l’invalidità pensionabile.

Oltre al requisito sanitario ed ai requisiti di età appena esposti, per ottenere la pensione anticipata per invalidità è necessario possedere almeno 20 anni di contributi (15 se si è beneficiari di una delle tre deroghe Amato: possesso di 15 anni di contributi accreditati entro il 31 dicembre 1992, autorizzazione ai contributi volontari rilasciata dall’Inps entro il 24 dicembre 1992, possesso di 15 anni di lavoro dipendente, 25 anni di anzianità contributiva e 10 anni lavorati discontinuamente).

Inoltre, non sono ammessi al beneficio i lavoratori del settore pubblico ed i lavoratori autonomi.

Pensione d’inabilità per depressione

Le ulteriori ipotesi di pensione anticipata per depressione presuppongono il riconoscimento dell’invalidità in misura pari al 100%:

  • pensione per invalidi civili totali: la misura è la stessa della pensione d’invalidità civile, cioè 282,54 euro mensili, ma con limiti di reddito più alti, pari a 16.664,36 euro annui; non è richiesto un requisito contributivo minimo;
  • se si è dipendenti pubblici e si possiedono almeno 15 o 20 anni di contributi, possono poi essere riconosciute la pensione per inabilità alle mansioni o a proficuo lavoro; queste pensioni sono calcolate sulla base dei soli contributi accreditati e senza maggiorazioni, proprio come l’assegno ordinario d’invalidità; sono previste delle riduzioni nel caso in cui il reddito personale superi determinate soglie;
  • se si possiedono almeno 5 anni di contributi, di cui 3 versati nell’ultimo quinquennio, ed è stata riconosciuta l’inabilità permanente ed assoluta a qualsiasi attività lavorativa, può essere poi ottenuta la pensione d’inabilità; la pensione è calcolata sulla base dei contributi accreditati, ma si applica una maggiorazione contributiva pari alla distanza che separa l’interessato dall’età di 60 anni, entro un tetto di 40 anni di contributi.

Infine, se a causa della depressione, oltre all’invalidità del 100%, è riconosciuto lo stato di non autosufficienza, si ha diritto all’assegno di accompagnamento, pari a 516,35 euro mensili, che non richiede un requisito contributivo minimo o il rispetto di determinate soglie di reddito.

Ottenere la pensione anticipata: la domanda di invalidità

La procedura da seguire per inoltrare la domanda di invalidità per depressione è la stessa previsto per qualsiasi domanda d’invalidità:

  • richiedere al proprio medico curante il certificato medico introduttivo, che invierà telematicamente all’Inps, in cui indicherà le infermità/patologie, il riconoscimento d’invalidità in una determinata misura e l’eventuale riconoscimento di handicap o non autosufficienza;
  • invio della domanda d’invalidità all’Inps tramite il portale web dell’istituto (se si dispone delle credenziali di accesso, pin dispositivo, spid di secondo livello o carta nazionale dei servizi), oppure tramite contact center dell’Inps (è necessario il pin dispositivo) o patronato, avendo cura di riportare nella domanda il protocollo del certificato medico telematico;
  • verifica da parte della commissione medica dell’invalidità, ed eventualmente riconoscimento dell’handicap e della non autosufficienza;
  • contro il verbale della commissione medica è possibile proporre ricorso, previa perizia.
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