
Mutismo Selettivo
Il mutismo selettivo a scuola
Alcuni bambini sono molto esuberanti, altri molto introversi: è normale, questo dipende spesso dal carattere e dall’indole. Ma un campanello d’allarme dovrebbe suonare quando un bambino, che a casa è piuttosto loquace, a scuola non proferisce parola.
Potrebbe soffrire, infatti, di mutismo selettivo, «un disturbo caratterizzato da una forte ansia che blocca la parola in alcuni ambienti, situazioni e con alcuni interlocutori. Chi ne soffre vorrebbe parlare, ma non ci riesce». A spiegarlo è Emanuela Iacchia, psicoterapeuta che si occupa da molti anni di questo disturbo, membro dell’Aimuse, l’associazione dedicata al mutismo selettivo con referenti in tutte le regioni.
Riconoscere il mutismo selettivo
Il mutismo selettivo è particolarmente frequente fra le mura scolastiche perché qui i bambini si allontanano per la prima volta dal contesto familiare. Entrano così in una piccola rappresentazione del mondo, con persone sconosciute e tante novità. «È possibile che le caratteristiche ansiogene del bambino si conclamino e che il mutismo diventi evidente. Ne consegue che sono gli insegnanti, le figure più importanti per individuarlo».
Mutismo selettivo e timidezza sono facilmente confondibili, ma nel primo l’ansia diventa paralizzante. Succede così che il bambino non riesca neanche a chiedere di andare in bagno o a parlare con i compagni. Una diagnosi precoce è importante per i successivi sviluppi del disturbo.
L’incidenza di questo disturbo è spesso sottovalutata. «Può sembrare un disturbo raro, invece recenti stime indicano che al di sotto degli 8 anni, ne soffre un bambino su 140. L’esordio avviene solitamente nel primo periodo della scolarizzazione, verso i 3 anni, ma talvolta anche più tardi».
I motivi che concorrono all’esordio del mutismo selettivo sono diversi. Il fatto che uno dei due genitori sia molto timido o abbia sofferto di questo disturbo, ad esempio, può incidere. Ma anche alcuni fattori socio-culturali contribuiscono. «Il nostro periodo storico è particolarmente colpito dall’ansia, manca la cordialità nelle relazioni e un collasso nella comunicazione verbale. Tutto ciò non aiuta ad esercitarsi verbalmente e si traduce in difficoltà nel comunicare a voce».
Casi di mutismo selettivo si sono riscontrati anche in famiglie nelle quali si parla una lingua diversa da quella usata a scuola. «Questi bambini, se sono già particolarmente sensibili, possono “non osare” aprirsi con il verbale nei contesti sociali extra familiari».
Chi soffre di questo disturbo può avere una quotidianità davvero complessa. Il mutismo selettivo, come altri disturbi d’ansia, porta a evitare sistematicamente le situazioni che spaventano. L’immediato sollievo che deriva dall’aver scampato un contesto difficile, alla lunga diventa un’arma a doppio taglio. Ne deriva infatti «un accrescimento dell’ansia che si rinforza e si consolida causando anche attacchi di panico. Ciò determina una reazione di blocco ogni qual volta è richiesta un’esposizione, non solo verbale, ma sociale. I ragazzi che non curano il mutismo selettivo possono scivolare verso una fobia sociale. Il rischio che ne consegue è quello di restare chiusi in casa, perdere anni di scuola ed essere molto tristi».
La buona notizia è che da questo disturbo si guarisce, se vengono adottati interventi adeguati. Perché, come suggerisce anche il titolo della guida sul mutismo selettivo scritta da Emanuela Iacchia e Paola Ancarani per FrancoAngeli, Momentaneamente Silenziosi , il silenzio non dura per sempre.