
Musicoterapia
La musicoterapia rappresenta un’opportunità di cura complementare ad altri trattamenti più standardizzati offerti da numerose realtà, anche ospedaliere. Non è raro trovare in tutta Italia progetti che includono la musicoterapia poiché questo approccio può aiutare a gestire disturbi comunicativo relazionali, può essere affiancato alle sedute classiche di psicoterapia per la gestione del paziente psichiatrico, può giovare alle funzioni cognitive di pazienti con demenza.
Dagli studi a disposizione è emersa una certa utilità dell’utilizzo della musica nella riabilitazione dei soggetti colpiti da afasia, ma più in generale si può tentare questo approccio, con buoni risultati, per ridurre i livelli di ansia e favorire l’accettazione delle terapie convenzionali nei malati oncologici, migliorare l’effetto dell’anestesia in chi deve sottoporsi a interventi chirurgici, favorire lo sviluppo neurocomportamentale nei nati prematuri.
Il parere della psicologa sulla musicoterapia: ottima se combinata con altre terapie
«In tema di depressione, e in particolare riguardo alla depressione negli anziani, esistono conclusioni promettenti rispetto all’ efficacia dell’intervento musicoterapico nella riduzione della sintomatologia depressiva, ma vi è l’esigenza di poter disporre di studi che siano più “strong”, dal punto di vista della qualità della metodologia utilizzata- chiarisce Federica Galli, Psicologo Clinico presso l’ASST SS.Paolo e Carlo di Milano e Ricercatore presso l’Università di Milano – In una revisione sistematica recente della letteratura si conclude che la musicoterapia in associazione con le terapie convenzionali per la depressione funzionerebbe molto meglio per ridurre la sintomatologia ansioso-depressiva e migliorare il funzionamento complessivo dei pazienti con depressione se confrontata all’efficacia delle sole terapie tradizionali.
Anche se non sappiamo se la musicoterapia funzioni quanto la psicoterapia, abbiamo dati sicuramente promettenti riguardo la sua efficacia. Sono però necessari più studi, con follow-up più lunghi, perché manca l’esatta comprensione rispetto a quale forma di musicoterapia funzioni meglio rispetto alla riduzione del sintomo depressivo, il ruolo del musicoterapeuta e l’esatto meccanismo che ne sostanzia l’efficacia. Dai dati disponibili, inoltre, sembra che l’utilizzo della musicoterapia in pazienti con depressione, affetti contemporaneamente da demenza, sia particolarmente efficace. Questa, per esempio è un’evidenza clinica che andrebbe approfondita».
La musicoterapia nella psicosi
Un altro ambito di applicazione per la musicoterapia è nella gestione della psicosi come spiega ancora la ricercatrice: «L’intervento musicoterapico può migliorare lo stato mentale, e il funzionamento globale di questi pazienti. Dagli studi a disposizione su questo aspetto sappiamo che i pazienti psicotici non necessitano di competenze musicali per potere ottenere i benefici di un intervento musicoterapico. Le evidenze suggeriscono, però, l’importanza per questi pazienti di essere seguiti per lungo tempo, con delle sessioni di musicoterapia regolari e di durata prolungata».
La dott.ssa Galli, in qualità di psicoterapeuta, tiene a sottolineare infine come:«La psicoterapia implica una buona motivazione del paziente a far parte di un processo di cambiamento. Per quei pazienti privi di motivazione a intraprendere un percorso psicoterapeutico, la musicoterapia può sicuramente rappresentare un contributo valido nella direzione di un cambiamento terapeutico, soprattutto se in associazione con le più tradizionali terapie farmacologiche, vista l’efficacia dimostrata nei termini di miglioramento complessivo del funzionamento emotivo e relazionale».