
Metodo Montessori e Alzheimer
Al Pronto soccorso dell’ospedale Degli Infermi approdano il metodo Montessori e la terapia della bambola per i pazienti con deficit di memoria.
Metodo Montessori e bambole: perché facilitare l’ingresso in Pronto soccorso per i malati di Alzheimer
L’ingresso in ospedale per le persone con Alzheimer o demenze è spesso fonte di stress e di ansia e queste sensazioni non sono limitate al momento degli esami o al ricovero, ma si ripercuotono, dopo la dimissione dall’ospedale, sulle famiglie o nelle case di riposo dove i pazienti sono accolti perché ci vuole tempo per raggiungere di nuovo l’equilibrio e la tranquillità.
«Sono circa 20 le persone affette da deficit di memoria che accedono ogni mese al Pronto soccorso – afferma la caposala Cinzia Rollino sottolineando che Biella è la provincia più “vecchia” del Piemonte, per il numero di persone anziane, e la terza in Italia -. L’allestimento di una stanza il più possibile domestica e familiare dedicata ai pazienti fragili e la creazione per loro di un percorso preferenziale per ridurre i tempi d’attesa per la visita medica sono utili per prevenire stati di agitazione e disturbi del comportamento».
Il personale infermieristico e Oss del Pronto soccorso sta seguendo un percorso di formazione grazie all’intervento di Enrica Borrione, caposala della Lungodegenza nel reparto di Geriatria, e alla collaborazione della casa di riposo Oasi di Chiavazza (dove i due metodi sono già in uso) con le educatrici del metodo Montessori Paola Zago ed Elena Ruffanello. «Compatibilmente con le esigenze dei pazienti – dice Rollino – a breve sperimenteremo le terapie complementari non farmacologiche come il metodo Montessori o la Doll therapy che riducono l’ansia e permettono sia al paziente sia al personale di gestire la situazione in modo più semplice e meno traumatico». Si tratta di tenere i pazienti impegnati in alcune attività.
«In Geriatria al Centro della memoria fin dal 2009 su iniziativa dell’allora primario Bernardino Debernardi e nel soggiorno attrezzato l’anno scorso con i dispositivi montessoriani abbiamo appurato che alcuni pazienti riconoscono la bambola come un bambino e il fatto di cullarla e accudirla li tranquillizza – dice Borrione -. Così come svolgere attività semplici come preparare il tavolo, pulire i fiori o stendere dà serenità. Nei casi opportuni, quindi quando non si ha il codice rosso, anche durante l’attesa degli esami o delle terapie in Pronto soccorso possono essere d’aiuto queste attività».