Mentre in Parlamento si parla di legalizzarla negli Usa uno studio mostra che il cannabidiolo presente nella cannabis accelera la guarigione in caso di fratture. Rispondi al test di Wired sulle droghe
Mentre in Italia si discute della possibile legalizzazione della cannabis anche a scopo ricreativo (se non lo avete ancora fatto, ricordatevi di rispondere al Wired Drug Survey), le prove della sua utilità, per lo meno in campo terapeutico, continuano ad accumularsi. Oltre ad alleviare i sintomi di patologie come il Parkinson, i tumori e la sclerosi multipla, la marijuana potrebbe infatti risultare benefica anche in un modo forse difficile da immaginare: aiutando a far saldare più rapidamente le ossa fratturate. A suggerirlo è uno studio realizzato dall’Università di Tel Aviv e dalla Hebrew University, e pubblicato sul Journal of Bone and Mineral Research.
Il nuovo studio ha preso il via da risultati precedenti dello stesso team di ricercatori, che avevano dimostrato come in varie parti del nostro corpo, anche al di fuori del cervello, esistano recettori sensibili all’azione dei cannabinoidi (sostanze chimicamente simili al Thc contenuto nella cannabis), che a livello dello scheletro hanno il compito di stimolare la formazione di tessuto osseo, e inibirne la perdita nel caso di patologie come l’osteoporosi. “Alla luce di queste scoperte – spiega Yankel Gabet, ricercatore dell’Università di Tel Aviv che ha coordinato lo studio – il potenziale clinico dei composti imparentati con i cannabinoidi risultava semplicemente innegabile”.
I ricercatori israeliani hanno quindi concentrato la loro attenzione sul cannabidiolo, o Cbd, un metabolita del la cannabis che una volta separato dal Thc ha principalmente proprietà antinfiammatorie, e non presenta effetti psicoattivi. Nello studio, un gruppo di ratti con frattura del femore ha ricevuto per diverse settimane il cannabidiolo, mentre ad un secondo gruppo di animali, che fungeva da controllo, sono stati somministrati sia Cbd che Thc, per verificare se il principio attivo della cannabis fosse indispensabile per promuovere la formazione di nuovo tessuto osseo.
Dopo circa otto settimane, le ossa dei ratti di entrambi i gruppi hanno iniziato a guarire ad un ritmo superiore a quello normale. Particolare importante dal punto di vista della ricerca, il Cbd anche in assenza del Thc ha mostrato la stessa efficacia nel promuovere la crescita ossea, ed è risultato inoltre in grado di potenziare la resistenza delle ossa una volta risaldate. “Abbiamo dimostrato che il cannabidiolo è sufficiente per rendere le ossa più forti nel corso della guarigione, migliorando la maturazione della matrice collagenica, che fornisce la base per la mineralizzazione del nuovo tessuto osseo”, continua Gabet. “Dopo essere stati trattati con il Cbd, le nuove ossa saranno quindi anche più resistenti”.
Il prossimo passo, conclude Gabet, sarà ora quello di sperimentare l’efficacia del cannabidiolo anche su pazienti umani.