Con una lunga e articolata motivazione, il Tribunale di Genova, nei giorni scorsi, ha respinto il ricorso dei genitori di un bimbo di 9 anni affetto da autismo, i quali sostengono che la causa del disturbo che ha colpito il loro bambino, Lorenzo sia la somministrazione, avvenuta entro il compimento dei due anni di vita del bimbo, dei seguenti vaccini: l’esavalente (anti-difterico, anti-emofilo B, anti-pertosse, anti-poliomielite Salle, anti-epitatite B ed anti-tetano), quello per morbillo, rosolia e parotite, e infine l’antipneumococcico.
Nelle motivazioni il giudice Marcello Basilico conclude :«…l’esclusione da parte della comunità scientifica d’un possibile nesso tra vaccinazione ed autismo conduce necessariamente a negare la correlazione causale nel caso in esame, non potendosi impostare su una base incerta (o irreale) alcune operazione dimostrativa, seppure per via presuntiva… Non v’è dunque una prova sufficiente a dimostrare la ragionevole probabilità che la patologia diagnosticata al minore sia stata provocata dalla somministrazione dei vaccini».
Ma le conclusioni arrivano al termine della meticolosa esposizione di un processo tutt’altro che facile. Lo si capisce leggendo le motivazioni nelle quali il giudice espone entrambe le posizioni, meglio sarebbe dire le scuole di pensiero, su un tema dibattuto nella comunità scientifica e lacerante per tante famiglie. Quello appunto di una possibile correlazione tra i vaccini, specie l’esavalente, e l’insorgere dell’autismo.
Il giudice genovese non nasconde che in altre circostanze, come ad esempio a Milano nel 2014, i tribunali abbiano riconosciuto un indennizzo ai ricorrenti. E la complessità del caso è dimostrata anche da un altro aspetto. Il Tribunale genovese ha chiesto due perizie sulla vicenda. La prima, però, non è stata ritenuta attendibile. Il consulente concludeva la sua analisi ritenendo “probabile” l’esistenza del nesso causale. Il secondo consulente, un epidemiologo infantile dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano è giunto a conclusioni opposte basandosi su due argomenti: «l’assenza di evidenze scientifiche relative all’associazione causale tra vaccinazioni ed autismo; l’insufficienza di elementi idonei a configurare un utile criterio d’ordine cronologico».
Il ragionamento del primo perito, definito “deduttivo” non è stato ritenuto sufficientemente solido dal giudice che ha accolto le tesi del secondo consulente.
Per altro, si legge nelle motivazioni, «entrambi i consulenti hanno ricordato come la prima associazione tra vaccino e disturbi dello spettro autistico sia stata posta nel 1998 da A. Wakefield, con uno studio i cui contenuti fraudolenti sono stati accertati in sede giudiziale e professionale; esso ha comunque avviato un confronto nella comunità medica, portato a compimento da almeno tre indagini recenti, tra il 2011 ed il 2014, che non hanno documentato un aumento di rischio dei disturbi per effetto del vaccino».Nelle motivazioni un paragrafo è dedicato anche ad un dossier confidenziale proveniente
dall’industria farmaceutica “GlaxoSmithKline” ritenuto dai “colpevolisti” dei vaccini un documento in cui i dati contenuti sull’incidenza di casi di autismo dimostrerebbero il nesso causale. Ma il Tribunale genovese evidenzia che il documento non sarebbe segreto bensì sarebbe stato valutato anche dall’Agenzia europea per i medicinali e i dati in esso contenuti relativi ai disturbi autistici sarebbero addirittura “inferiori alle attese”.