Lo studio osservazionale sul legame tra depressione e fibrillazione atriale
L’analisi ha preso in considerazione 6.644 adulti, di età media di 62 anni, senza malattia cardiaca nota, seguiti per una media di 13 anni. In particolare è emerso che le persone con un punteggio CES-D (Centers for Epidemiologic Studies Depression Scale) di 16 o superiore – che indica sintomi di depressione clinicamente rilevanti – avrebbero avuto un rischio maggiore del 34% di sviluppare fibrillazione atriale rispetto agli individui con punteggio inferiore a due. Per quanto riguarda il trattamento farmacologico, i risultati hanno indicato che le persone in cura con antidepressivi avrebbero avuto un aumento significativo del 36% nel rischio di sviluppare fibrillazione atriale rispetto a coloro che non prendevano farmaci contro la depressione.
I commenti degli autori dello studio sulla fibrillazione atriale
Secondo l’autore principale dello studio sul legame tra depressione e fibrillazione atriale, Parveeen Garg, bisognerebbe “confermare questi risultati con altri studi, magari usando valutazioni della depressione più complete e clinicamente validate”. Una volta fatto questo passo, “si può vedere se curando la depressione si ha una riduzione del rischio di fibrillazione atriale”.
Per quanto riguarda le cause di questa connessione, sono diversi i meccanismi proposti per spiegare questo collegamento. La depressione, per esempio, potrebbe aumentare l’infiammazione sistemica e attivare il sistema nervoso autonomo, che a sua volta può aumentare i livello di catecolamine e conseguentemente quelli di cortisolo, come ipotizzato dallo stesso Garg.