19 Giugno 2015 – Opinioni
Riceviamo e pubblichiamo – La scienza afferma che l’autismo è una forma grave di isolamento dalla società, di carenza di percezione del mondo esterno e degli altri. Il soggetto autistico, sempre secondo la scienza, va seguito e curato per tutta la sua vita. Va “preso in carico”.
E però l’autismo non riguarda soltanto i soggetti così detti autistici ma ormai riguarda tutta la società contemporanea, come ha ben compreso il sociologo Ilvo Diamanti che ha definito la società attuale come società autistica, in quanto la maggior parte degli individui non avverte più alcuna necessità di comunicare con i presenti ma comunica soltanto con un mondo lontano e virtuale mediante un utilizzo smodato e senza senso di sms, tweet, selfie, WhatsApp….
L’individuo attuale si allontana così dalla sua vita e impegna il suo tempo a trasmettere nell’etere, in tempo reale, gli aspetti caduchi e insignificanti della sua vita ( il piatto, il gesto, la foto, la festa, la frase e il pensiero del momento…..).
L’autismo non è più, quindi, una malattia ma ormai è il segno distintivo della società, per cui accade che nei consessi è il soggetto non autistico a sentirsi escluso ed emarginato. Le considerazioni fatte possono estendersi anche ad altri aspetti della società contemporanea, uscita dalla modernità e dispersa nel mare aperto della post-modernità.
La fine dei partiti politici, dei movimenti di massa, dei sindacati, dei circoli culturali, della stampa e della televisione di approfondimento, tout court la fine della politica ( intesa come partecipazione alla vita della polis) e la loro sostituzione con il decisionismo, la semplificazione, il management, il dirigismo non sono forse altri aspetti, se non i più gravi, dell’autismo della nostra società?
Se l’uomo non osa più discutere, ragionare, confrontarsi, approfondire, argomentare prima di giungere ad una decisione, ma ritiene necessario agire sempre con i muscoli gonfi e il cervello asfittico, allora l’uomo non è più un animale sociale. E allora, che cosa differenzia il soggetto così detto autistico dal soggetto affluente della nostra società?
Forse è solo di diverso grado di felicità o infelicità. Il soggetto affluente è infatti lieto e fiero del suo autismo ( autismo felix). Il soggetto così detto autistico, invece, non è né lieto né fiero del suo autismo ma soffre e prova rabbia ( autismo infelix), quasi a volersi far carico della pericolosa deriva della società e a richiamarla al dovere di ritrovare la ragione e il senso del vivere insieme.