Il legame tra stress, ansia, dolore e depressione: un nuovo studio
Alla scoperta dei misteri del meccanismo che mette in connessione l’ansia, lo stress, la depressione e dolore cronico: la neuroscienziata Giannina Descalzi e i suoi colleghi del Icahn School of Medicine al Mount Sinai di New York hanno individuato diversi geni con espressioni alterate che influiscono su dolore (la connessione tra dolore e depressione è data dal fatto che qui si parla di dolore neuropatico per il quale vi è una forte connessione con il disturbo, non a caso vengono usati in questi casi anche antidepressivi) e sullo stress utilizzando due modelli di topo transgenico. I ricercatori hanno analizzato l’espressione genica in tre aree del cervello conosciute per essere coinvolte nella depressione e nella modulazione del dolore ottenendo in tutte e tre le regioni cerebrali cambiamenti di lungo periodo e verificando su animali di controllo le risposte mutate. Sono 39 i geni identificati e regolati in qualche modo simile dagli stati del dolore neuropatico; otto di questi sono implicati anche nella depressione e nove nell’ansia. Vi sono poi nove geni coinvolti in tutti e tre le condizioni (ansia, dolore e depressione). Lo studio dal titolo “Neuropathic pain promotes adaptive changes in gene expression in brain networks involved in stress and depression”, è apparso sulla rivista Science Signaling. Non si è trattato solo di identificare un link molecolare tra dolore, stress e depressione ma anche ipotizzare sviluppi potenziali di nuove terapie.
Dolore e depressione: quali differenze tra uomini e donne?
Esiste una differenza biologica tra donne e uomini e una conseguente diversa risposta ai farmaci dei due sessi, confermate in varie ricerche: un’indagine svolta su oltre 85.000 adulti in 17 Paesi di tutto il mondo ha evidenziato come una sintomatologia dolorosa cronica di qualsiasi tipo affligga il 45% delle donne, rispetto al 31,4% degli uomini, associandosi nell’8% dei casi a depressione. Un altro studio, condotto dalla Standford University su 11.000 persone, ha mostrato che, in situazioni cliniche sovrapponibili, le donne, soffrirebbero il 20% in più dei maschi.