
Disturbo d’Ansia Generalizzato
Il disturbo d’ansia generalizzato ha diversi i campanelli d’allarme, dall’irrequietezza alla stanchezza ricorrente, dalla difficoltà di concentrazione e vuoti di memoria. Intervistiamo la dottoressa Annalisa Bello per saperne di più.
Cos’è il disturbo d’ansia generalizzato?
L’ansia in un individuo sano serve a reagire prontamente di fronte ad alcune situazioni: se attraverso una strada pericolosa e la mia soglia dell’attenzione si alza, posso evitare di essere investito da auto che corrono troppo. Ma uno stato eccessivo di preoccupazione, frequente e intenso, per diversi eventi diventa una vera e propria patologia.
Il disturbo d’ansia generalizzato è uno stato di enorme tensione che riguarda sempre più situazioni e che travolge chi ne soffre: lo stato di stress che ne deriva può causare persino malattie psicosomatiche. I campanelli d’allarme sono tanti: irrequietezza e sindrome delle gambe senza riposo, stanchezza ricorrente, difficoltà di concentrazione e vuoti di memoria, irritabilità, tensione muscolare (muscoli tesi e spesso doloranti), sonno disturbato (ci si sveglia durante le notte e si ha difficoltà ad addormentarsi. Tutta una serie di manifestazioni dell’ansia portano non pochi problemi: c’è chi si mangia le unghie, chi ha un’eccessiva sudorazione soprattutto delle mani, bocca secca, brividi di freddo, nausea, diarrea, difficoltà a deglutire e c’è anche chi avverte un nodo alla gola fisso.
Si tratta di un terribile pensiero per il futuro: si teme che si verifichi qualcosa, che poi magari non si verifica. E’ un’emozione negativa che, al pari dei sensi di colpa (riguardanti il passato), immobilizza la persona che la prova impedendo di vivere il suo presente.
Il risultato è un tormentarsi continuo che distrugge la serenità. Perfezionismo, paura dell’insuccesso o di essere giudicato dagli altri sono solo alcuni dei pensieri negativi che assillano il soggetto ansioso. E’ una trappola che ingabbia chi ne è affetto, come un circolo vizioso in cui ci si incarta sul proprio pensiero.
E’ vero che il disturbo d’ansia personalizzato può presentarsi in periodi di forte stress, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un problema cronico, quindi, erroneamente qualcuno potrebbe pensare che sia una caratteristica della propria personalità: è sbagliato pensare che dipenda solo da questo. Siamo di fronte a un disturbo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera molto diffuso nella popolazione mondiale (il 5 per cento ne è affetto). Naturalmente, solo un terzo delle persone colpite da questo disturbo si rivolgono a uno specialista: il resto annega in una vita difficile e piena di dolore.
Riconoscere e combattere il disturbo d’ansia generalizzato: intervista alla dottoressa Bello
Dottoressa, facciamo un po’ di chiarezza: che differenza c’è tra un attacco di panico e il disturbo d’ansia generalizzato?
“La ringrazio per la domanda, a mio parere, molto utile al fine di far luce su alcuni sterili luoghi comuni che gravitano intorno a problematiche di questo tipo, problematiche molto comuni, più di quanto si può immaginare.
Innanzitutto, occorre differenziare l’ansia dal panico che, seppur emozioni sorelle, sono diverse l’una dall’altra. Riprendendo la definizione fornita dall’Associazione Americana di Psicologia, l’ansia è ‘l’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti al rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno’. In poche parole, l’ansia è un’emozione di base che comporta un’attivazione fisiologica dell’organismo quando percepiamo una situazione come soggettivamente pericolosa rispetto alla quale non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire e che viviamo con sensazioni di tensione, preoccupazioni e modificazioni fisiche come, ad esempio, il battito accelerato. Per quanto possa suonare strano, l’ansia ci è utile tant’è che ognuno di noi l’ha esperita. E’ una risorsa per l’essere umano perché ci protegge dalle minacce, dai pericoli garantendoci uno stato di allerta, indispensabile per fronteggiare l’evento pericoloso. Diventa un problema o meglio un disturbo quando è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni e proprio per questo rischia di complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni. In tal caso, più che di disturbo d’ansia è corretto parlare di disturbi d’ansia, di cui fa parte anche il disturbo di panico.
Ritornando alla domanda iniziale, il panico è, invece, l’emozione con cui rispondiamo ad un pericolo reale (e non futuro), un evento pericoloso in atto. Viene detto attacco di panico proprio per porre in enfasi la modalità con cui si manifesta: un’intensa paura, la cui comparsa è inaspettata e improvvisa e raggiunge un picco molto alto in un breve lasso di tempo. E’ accompagnato da una serie di sintomi fisici molto spiacevoli unitamente a pensieri centrati su possibili catastrofi come la paura di impazzire o di morire. Rispetto all’ansia, la persona che prova panico non sente più la minaccia come imminente e probabile ma come presente, si sente immerso nella situazione temuta. Se ci pensiamo, rispondere con un’estrema paura ad un pericolo in atto è fisiologico per l’organismo. Quando, però, questa paura improvvisa ed intensa si presenta in mancanza di un pericolo reale è facile che si tratti di un sintomo di un attacco di panico in atto a cui si unisce una sintomatologia fisica e mentale caratterizzata dalla presenza di almeno quattro sintomi tra palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di avere il fiato corto, dolore al petto, nausea, sensazione di sbandamento, sensazione di essere staccati dal proprio corpo o di percepire la realtà come strana e irreale, sensazione di perdere il controllo o di morire”.
Quali problemi può causare il disturbo d’ansia generalizzato e quando dobbiamo rivolgerci allo psicologo?
La caratteristica principale del disturbo d’ansia generalizzato è uno stato continuo e persistente di preoccupazione per un ampio spettro di situazioni ed eventi e non per uno in particolare. Immaginiamo, quindi, quanto è difficile da gestire come problematica da parte di chi ne soffre. Chi lamenta una problematica simile, infatti, prova ansia in maniera eccessiva, pervasiva, poco controllabile e che interferisce notevolmente con le diverse aree di vita. Chi ne soffre, pertanto, cerca di proteggersi dall’ansia e dalle preoccupazioni e per farlo cerca di mettere in atto una serie di comportamenti che, nell’immediato e per breve termine, aiutano a ridurre l’ansia ma che a lungo termine fanno da effetto boomerang, mantenendo e rafforzando i propri timori e peggiorando, quindi, la problematica.
La persona che ne soffre si può mostrare alla continua ricerca di rassicurazioni da parte di chi le sta vicino, telefonando spesso ad una persona cara per essere sicuri che non le sia successo niente; oppure evita le situazioni che ritiene generino ansia, come ad esempio fare a meno di ascoltare o vedere il telegiornale per non sapere di in quanto ciò potrebbe poi scatenare le preoccupazioni relative a disgrazie personali; oppure, si cerca di rinviare, rimandando per esempio rimandare di iniziare un compito a causa dell’ansia legata al timore di un risultato temuto; o, ancora, si può tendere ad essere perfezionisti, controllando continuamente il lavoro fatto per assicurarsi che non abbia difetti. Risulta facilmente evincibile che in situazioni simili è utile rivolgersi ad un professionista del settore, richiedendo aiuto. Quando la preoccupazione è eccessiva ed eccessivamente rivolta a una serie di situazioni ed eventi tanto da rendere difficoltosa e carica di sofferenza la quotidianità di una persona è utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta”.
Come si guarisce dal disturbo d’ansia generalizzato e quali sono le cause?
“Un primo passo è riconoscere il bisogno di ricevere aiuto, abbandonando le false credenze secondo cui chi si rivolge dallo psicoterapeuta ‘è un pazzo’. Affidarsi a un professionista del settore è, quindi, il passo successivo.
Più che cause, parlerei di fattori di rischio che si associano all’insorgenza del disturbo come alcune caratteristiche di personalità: pensiamo a persone che siamo solite descrivere come particolarmente sensibili ed emotive e che hanno fatto esperienza di un ambiente educativo in cui ci si preoccupava facilmente. Un altro fattore di rischio è lo stile di pensiero minaccioso, ossia il modo con cui si tende a interpretare gli eventi che ci accadono come, ad esempio, il telefono che squilla e che ci richiama alla mente la notizia di una notizia cattiva come un incidente”.
Quali sono le terapie e i nuovi farmaci?
“I trattamenti riconosciuti come più efficaci per la cura del Disturbo d’Ansia Generalizzato sono la farmacoterapia e la psicoterapia. Nella terapia farmacologica vengono utilizzati antidepressivi di nuova generazione e benzodiazepine. Mi preme, però, sottolineare che spesso sospendere la terapia si associa solitamente ad un effetto rimbalzo della sintomatologia, ossia i sintomi si ripresentano. Per ovviare a ciò, è consigliabile affidarsi anche al trattamento psicoterapeutico, come quello cognitivo comportamentale che ha ricevuto prove di efficacia da una serie di studi empirici”.
Qual è il metodo più efficace per combattere il disturbo d’ansia generalizzato? Quali gli approcci terapeutici possibili?
“Il metodo che ha ricevuto prove di efficacia nel trattamento della problematica in questione è quello di matrice cognitivo comportamentale volto all’individuazione di dei pensieri disfunzionali, riguardanti le preoccupazioni, alla base del disturbo nonché alla la messa in discussione di questi unitamente, avvalendosi dell’utilizzo di una serie di tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia e di un’ esposizione graduale ai pensieri ed agli stimoli temuti ed evitati.