Che i disturbi di natura psicologica possano essere una questione di famiglia non è esattamente una novità, ma finora si era trattato di una teoria che gli scienziati non avevano mai avuto successo nel dimostrare. Alcuni ricercatori della Virginia Commonwealth University (USA) e vari gruppi di ricerca in Cina, sostengono ora che a scatenare questo processo siano due mutazioni genetiche, che hanno luogo all’interno del nostro DNA.
Sotto analisi i dati di oltre 10.500 donne di nazionalità cinese, di cui circa metà affette da un disturbo depressivo. Ad essere cruciale in questo processo di mutazione genetica sarebbe una proteina chiamata SIRT, mentre il secondo gene a dare luogo a questo cambiamento nel DNA prende il nome di LHPP. Secondo gli scienziati il SIRT è responsabile dell’invecchiamento ed è parte della produzioni di mitocondri, minuscoli compartimenti all’interno di ogni cellula del corpo che convertono il cibo in energia.
Sono proprio i mitocondri ad essere connessi ad uno stato depressivo, anche se a parere degli esperti i geni della mutazione potrebbero essere molti di più di quelli scoperti finora.
«Di tutte le complesse malattie umane, la depressione si è rivelata la più difficile da comprendere. La nostra ignoranza su tale condizione è in netto contrasto con l’impatto che ha sulla gente e sulla salute pubblica», ha spiegato il professor Patrick Sullivan, psichiatra della North Carolina University.
«Questa malattia è tanto comune, e viene associata sempre più ad alti livelli di ossessione e mortalità. Per questo gli scienziati sono così orgogliosi di questa ricerca; è un traguardo molto importante per coloro che si occupano del disturbo depressivo. Si tratta della prima reale associazione tra la malattia e i genomi».
Gli scienziati sono fiduciosi che questo studio possa aprire le porte a nuovi trattamenti in futuro.
L’intera ricerca, capitanata dal professor Jonathan Flint, è stata pubblicata nella rivista scientifica Nature.