
Depressione bipolare
La depressione bipolare si presenta con sbalzi d’umore repentini e atteggiamenti maniacali. Ecco come individuare il disturbo e a chi rivolgersi
La depressione bipolare colpisce circa l’1,2% della popolazione mondiale. Si tratta di un disturbo psichico che provoca repentini e frequenti sbalzi d’umore, il che significa che il soggetto bipolare può passare da estrema euforia a momenti di profonda tristezza senza un apparente motivo. Dal momento che gli stati d’animo non sono controllabili dal paziente, questo rischia di vedere compromessa la sua abilità di affrontare con successo un qualsiasi evento quotidiano, lavorativo e sociale.
Le prime crisi si manifestano intorno alla maggiore età e possono peggiorare fino a sfociare, in quasi un caso su tre, in un forma di depressione più intensa.
Ecco quali sono le cause e i sintomi della depressione bipolare.
Depressione bipolare: ne soffre una persona su 100
La depressione bipolare o maniaco depressiva è un disturbo dell’umore ricorrente nella fascia d’età tra i 18 e i 44 anni. Il paziente affetto da bipolarismo è sottoposto a sbalzi umorali, cioè al passaggio da episodi di euforia ad altri di depressione e tristezza. Il passaggio da stadi maniacali a stadi depressivi può compromettere in maniera negativa la vita di una persona: il soggetto bipolare non riesce a controllare gli eventi che si susseguono e assume atteggiamenti pericolosi per la propria salute.
Secondo i dati, raccolti da National Institute of Mental Health, le sindromi bipolari interessano circa l’1,2 % della popolazione mondiale. Le donne vengono colpite intorno ai 20 anni, mentre negli uomini può svilupparsi intorno ai 18 anni. Il primo episodio della sindrome bipolare può manifestarsi in tarda adolescenza per poi ripetersi frequentemente nell’arco della vita.
Nel 30% dei casi di bipolarismo il disturbo, se non curato in maniera adeguata, può sfociare in forme più gravi di depressione.
Il bipolarismo può manifestarsi a causa di fattori biologici e sociali. In particolare, le cause possono essere:
- Neurologiche, quando le alterazioni biochimiche del cervello modificano le trasmissioni di impulsi nervosi da una terminazione all’altra;
- Familiari, circa 2 soggetti su 3 hanno altri casi di parenti affetti da disturbi dell’umore;
- Psicologiche, come traumi, violenze subite o la perdita di persone care.
Sono stati identificate quattro tipologie di depressione bipolare, elencate in ordine decrescente d’intensità:
- Disturbo bipolare di tipo 1, si presenta con uno o più episodi maniacali della durata di circa una settimana; questi stadi maniaco-depressivi sono caratterizzati da irritabilità e insonnia e compromettono la vita sociale e lavorativa del paziente;
- Disturbo bipolare di tipo 2, si manifesta attraverso numerosi episodi depressivi in concomitanza con episodi ipomaniacali. Gli stadi ipomaniacali sono meno lievi e possono durare al massimo tre giorni;
- Disturbo bipolare Non Altrimenti Specificato (NAS), in cui il paziente alterna rapidamente sintomi maniacali e depressivi ma che non soddisfano i criteri di durata minima delle precedenti tipologie;
- Disturbo ciclotimico, in cui il soggetto presenta disturbi ipomaniacali e depressivi per almeno due anni. È la forma più lieve e moderata di bipolarismo.
Per quanto riguarda i sintomi, il paziente affetto da depressione bipolare può presentare numerose e varie forme di alterazione dell’umore. Ad esempio, il soggetto bipolare può perdere i freni inibitori manifestando dei comportamenti socialmente inappropriati e una disinibizione eccessiva, l’umore passa in modo rapido da episodi depressivi a episodi di umore eccessivamente alto, accompagnato da forte autostima e, nella maggior parte dei casi, aumentano anche la loquacità e l’impulsività.
Non sono ancora stati formulati dei trattamenti in grado di curare il disturbo bipolare in maniera definita. Dal consulto con uno psicoterapeuta è possibile rintracciare le metodologie più adatte al controllo della patologia. I farmaci somministrati per la cura delle sindromi sono soprattutto stabilizzanti dell’umore (litio), che permettono di prevenire le ricadute del paziente, nel 60-70% dei casi.