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 › Morbo di Alzheimer › Chat Yourself, l’assistente (virtuale) che aiuta chi soffre di Alzheimer – Corriere della Sera

Chat Yourself, l’assistente (virtuale) che aiuta chi soffre di Alzheimer – Corriere della Sera

Redazione Maggio 10, 2017     No Comment    

«È ora di pranzo». «Cosa mangio di solito?». «Ami il pollo, ma sei allergico ai funghi». Può suonare così una conversazione di un malato di Alzheimer a uno stadio ancora non grave della malattia, quando però nella memoria cominciano a formarsi i primi “buchi”. Un altro esempio: «Come si chiama mia figlia?». Risposta: «Ciao Marco, lei è tua figlia (foto) e si chiama Silvia». Sono esempi di dialogo tra il paziente e se stesso, possibilità offerta da «Chat Yourself», un chatbot (software basato sull’intelligenza artificiale, in grado di simulare una conversazione intelligente su una chat) messo a punto dall’agenzia Young & Rubicam con il patrocinio di Italia Longeva – il network dedicato all’invecchiamento, creato dal Ministero della Salute, dalla Regione Marche e dall’Irccs Inrca – e la collaborazione di Facebook.

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Il nome dei figli, la strada di casa

Ogni anno nel mondo i nuovi casi di Alzheimer sono quasi 10 milioni. Numeri importanti per una malattia «pesante» in termini di isolamento sociale e di impatto sulle famiglie. «Chat Yourself», chat da utilizzare per conversare con se stessi e ottenere in modo automatico informazioni vitali 24 ore su 24, vuole offrire un aiuto concreto alle persone durante la prima fase della malattia, caratterizzata da perdita della memoria e disorientamento spazio-temporale, ma anche a chi soffre di demenza o malattie neurodegenerative e a tutti gli anziani che ne sentono la necessità. È uno strumento per ricordare cose che solo l’utente può sapere. Il chatbot – sviluppato da nextopera con un team di psicologici, che hanno messo a punto la lista di domande a cui il malato deve rispondere per fornire al software tutte le informazioni necessarie – è infatti in grado di memorizzare parte della vita di una persona restituendogli su richiesta informazioni fondamentali come il nome e il contatto dei propri figli, il percorso per tornare a casa, le scadenze della settimana, eventuali allergie e altri elementi personali utili ad affrontare al meglio la giornata. «Chat Yourself» è stato sviluppato su Messenger, l’applicazione di messaggistica istantanea di Facebook.

«Un nuovo modo di vivere la malattia»

Attraverso l’invio di notifiche push personalizzate, il chatbot ricorda al malato la disponibilità costante di un supporto e lo aiuta a mantenere la routine dell’orario in cui fare colazione o prendere un medicinale. «Questo progetto non sconfigge l’Alzheimer ma va nella giusta direzione, offrendo ai malati un nuovo modo di vivere la malattia, uno strumento utile ad affrontare le prime fasi dopo la diagnosi – ha dichiarato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva e direttore del Polo Invecchiamento, Neuroscienze, Testa-Collo e Ortopedia della Fondazione Policlinico Gemelli di Roma -. Come Italia Longeva spingiamo fortemente per una tecnologia al servizio dell’invecchiamento. In questo caso abbiamo l’esempio tipico dell’uso “nobile” dello strumento tecnologico».

Come procedere per iscriversi

«Chat Yourself» è disponibile gratuitamente da facebook.com/chatyourself, in italiano e in inglese: inviando un messaggio alla pagina è possibile iscriversi; su smartphone è necessario scaricare l’app di Messenger (disponibile sia per iOS che per Android). Al primo accesso il programma chiede all’utente di rispondere a una cinquantina di domande per poter raccogliere le informazioni necessarie a fornire successivamente le risposte esatte (abitazione, lavoro, famiglia, salute, abitudini). Può essere utile che l’anziano – all’atto di iscrizione e nel fornire la prima volta le risposte – sia assistito da un familiare. Nei prossimi mesi, il progetto continuerà ad essere monitorato da Italia Longeva e dal team di psicologi che l’ha messo a punto.

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