
Bpco, studio di genere
I fattori di rischio di riospedalizzazione a 30 giorni da un evento di esacerbazione di Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva) differiscono in base al sesso di appartenenza. Lo dimostrano i risultati di uno studio di recente pubblicazione su the Annals of the American Thoracic Society.
Lo studio di genere sulla Bpco
Nonostante la prevalenza elevata di pazienti fumatori tra i Veterani di guerra Usa, finora non erano state condotte analisi finalizzate all’individuazione e caratterizzazione di differenze tra i pazienti con Bpco in base al sesso di appartenenza. Per colmare questo gap, è stata condotta un’analisi retrospettiva in base al sesso di appartenenza, avente come obiettivo quello di valutare le differenze relative alle comorbilità associate all’esacerbazione di Bpco in un campione di popolazione di Veterani di guerra Usa. Ciò allo scopo di determinare i fattori di rischio di ri-ospedalizzazione a 30 giorni.
E’ stata effettuata, pertanto, una ricerca retrospettiva dei dati clinici relativi ai Veterani di guerra Usa, seguiti in un programma di assistenza sanitaria specifico, alla ricerca di pazientiche erano stati ospedalizzati per esacerbazione di Bpco (identificata mediante codice di malattia ICD9). Le cartelle cliniche utilizzate per l’analisi successiva contenevano informazioni demografiche, dati clinici, dati relativi alla salute mentale, al fumo di sigaretta e all’impiego di farmaci.
I risultati principali dello studio
Su 48.888 pazienti ospedalizzati nel corso di un quadriennio per esacerbazione da Bpco, il 4% era di sesso femminile. Rispetto ai pazienti di sesso maschile, quelli di sesso femminile erano più giovani (62 anni vs. 69) e, nella maggior parte dei casi, fumatrici attive (71% vs. 62%). Inoltre, erano affette più frequentemente da asma (39% vs. 17%) e da comorbilità psichiatriche.
Quanto ai trattamenti precedenti il ricovero ospedaliero, è emerso che le donne era state sottoposte in misura maggiore degli uomini a terapia di sostituzione nicotinica (24% vs. 15%; p<0,01) e meno, invece, a trattamento con agenti antimuscarinici (43% vs. 48%; p<0,01) o terapia combinata LABA/ICS (61% vs 64%; p =0,04).
Il tasso di ri-ospedalizzazione a 30 giorni è risultato inferiore nelle donne (20% vs. 22%; p=0,01) rispetto agli uomini.
Da ultimo, i risultati di un modello di regressione logistica multivariabile, stratificato in base al sesso di appartenenza, hanno mostrato che l’età avanzata, lo scompenso cardiaco, l’ansia e l’impiego di farmaci erano associati alla ri-ospedalizzazione a 30 giorni per ambo i sessi, mentre l’etnia di appartenenza, il diabete, la presenza di disturbo depressivo maggiore, l’abuso di alcol e l’utilizzo di farmaco antimuscarinico per inalazione rappresentavano motivo principale di ri-ospedalizzazione nel sesso maschile.
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici intrinseci dello studio, come il disegno retrospettivo, la presenza di bias da sesso di appartenenza per la codificazione dell’evento di esacerbazione da Bpco, la mancanza di dati spirometrici, sullo stato socioeconomico e la sintomatologia, come pure l’età media più bassa della componente femminile della popolazione considerata per l’analisi.
Ciò detto, concludono, lo studio “…ha dimostrato come le veterane di guerra Usa con Bpco mostrino un fenotipo caratteristico rispetto ai loro colleghi uomini – presentazione di malattia in età meno avanzata, tasso elevato di tabagismo e riscontro di alcune comorbilità specifiche”.