Pubblicato il luglio 15th, 2015 da Grazia Musumeci
Un esperimento compiuto dai ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità ha confrontato il pianto di neonati con fratelli autistici, e dunque con alto rischio della malattia in famiglia, con quello di bambini sani figli di famiglie sane. In tutto 50 bambini a rischio e 50 non a rischio. Il pianto dei neonati è uguale dappertutto ma esiste una possibilità che alcune varianti minime possano far capire se è presente il primo segnale dell’autismo in questi piccoli.
Dal test condotto sui neonati si è notato un cambiamento nel pianto dei bimbi a rischio totalmente assente in quelli sani. Lo si è classificato come un “marcatore” della possibile presenza della malattia, che in tal modo si può individuare già dalle prime settimane di vita. I segnali evidenti (disturbi motori e dell’attenzione) si sviluppano verso i 10 mesi di vita, e a quel punto è già tardi per provare un recupero. Si sta lavorando per far sì che la ricerca possa individuare la malattia e i modi per correggerla entro i tre anni dalla nascita del bambino, in modo da garantire qualche speranza in più su una patologia di cui si ignorano ancora troppe cose.
Il progetto che mira a individuare la malattia nei neonati è già stato avviato nel 2011 e finanziato finora con fondi del Ministero della Salute. Oggi i principali finanziatori sono 650 aziende coinvolte da Franco Antonello, presidente della Fondazione «I bambini delle fate» e papà del piccolo Matteo, e che ogni mese finanziano la ricerca con 100 euro. Un uomo, Franco, che ha usato la propria sofferenza per spalancare le porte alla speranza altrui.