Attacchi di Panico e Caldo
Durante la stagione calda gli attacchi di panico possono presentarsi con maggiore frequenza, complici le alte temperature e il clima afoso: ecco l’effetto pericoloso che il caldo produce sul nostro cervello
L’ansia e gli attacchi di panico possono aumentare la loro frequenza durante la stagione estiva. Complice di questo ulteriore problema in quella persone che ne soffrono da tempo è il caldo. Esistono diversi rimedi contro ansia e disturbi di panico durante la stagione calda ma, per quale motivo aumentano? Qual è l’effetto pericoloso che le alte temperature hanno sul nostro cervello?
Quando le temperature aumentano, soprattutto nel periodo estivo, il caldo può avere effetti deleteri sul nostro organismo e sul fisico. Oltre che sul nostro corpo, l’afa può inficiare anche il cervello. I sintomi diventano così più violenti: tremori, vertigini, nausea e, in primo luogo, il senso di soffocamento che solitamente si manifesta come un nodo all’altezza della gola. Ultimo, ma non meno importante, la paura di morire. Quando la temperatura dell’ambiente aumenta, il nostro corpo emette sudore nel tentativo di mantenere la temperatura corporea regolare.
Questo è il primo motivo per il quale è consigliabile bere molta acqua durane la stagione estiva. L’effetto che il caldo fa sul cervello è direttamente correlato: l’afa colpisce le cellule cerebrali alterando il livello di sali minerali. Tutto questo si traduce in una maggiore ipertensione e a situazioni spiacevoli a livello cardiaco come l’aritmia e la tachicardia, altri sintomi degli attacchi di panico che, in questi casi, diventano più aggressivi. Per combattere il caldo è necessario rimanere sempre ben idratati bevendo almeno un litro d’acqua al giorno. Bisogna cercare di trovarsi sempre un ambiente climatizzato e fresco. Inoltre è meglio evitare bevande troppo calde, zuccherate o gasate, mangiando molta frutta e verdura.
* Il contenuto riportato è di carattere orientativo a fini informativi: non sostituisce diagnosi e trattamenti medici. Non deve essere utilizzato per prendere decisioni in merito ad assunzione o sospensione di terapie farmacologiche e non può sostituire il parere di un professionista afferente a qualsiasi disciplina medico scientifica autorizzata.