Buongiorno,
vi scrivo per condividere alcune brevi riflessioni relative alla mia esperienza con ansia e psicofarmaci.
Da diversi mesi ormai soffro di quello che è stato definito “disturbo d’ansia somatoforme” che mi ha anche portato, tra altre cose, a soffrire d’insonnia.
Mi sono stati prescritti diversi farmaci: all’inizio alprazolam, mirtazapina, cipralex e poi neurontin, dogmatil e trittico.
Trovandomi alla mia prima esperienza con questo tipo di problema ho accettato questi farmaci credendo di trovare un valido sostegno. Purtroppo mi sono presto accorto che questi farmaci sono una vera e propria arma a doppio taglio.
Dopo un iniziale e breve sollievo, ho subito avvertito gli effetti collaterali di questi farmaci e la lettura dei foglietti illustrativi mi ha causato profonda angoscia. In sostanza l’assumere questi farmaci ha alimentato la mia ansia e ha creato in me una notevole confusione: non so più distinguere i sintomi causati dall’ansia dagli effetti collaterali dei farmaci. Tutto questo provoca in me ulteriore apprensione che mi ha portato ad effettuare numerose visite specialistiche.
Pensandoci un po’, e mettendo sulla bilancia i pro e i contro, sono fortemente tentato di “ripulire” il mio organismo da questi farmaci. Tentazione che, da quanto leggo in rete, è venuta a molti.
A questo pensiero però seguono immediatamente altre preoccupazioni: l’abbandono dei farmaci deve avvenire in modo graduale e (da quanto ho letto) durante la “discesa” agli effetti collaterali si sommeranno altri sintomi legati alla crisi di astinenza.
Discuterei la modalità di abbandono con un medico ma, considerato quanto detto, temo che il periodo di transizione possa essere per me molto difficile. Mi sento quasi costretto a prendere certi farmaci anche se il mio buon senso mi dice che dovrei smetterli.
Mi chiedo spesso come uscire da questa – per me – intricata situazione.