
Ansia Patologica
Ansia patologica e adattiva: quando preoccuparsi?
Non sempre si parla di ansia patologica. Secondo gli studiosi l’ansia è un’eredità dei nostri antenati preistorici ai quali era necessaria per prevenire eventuali pericoli di un mondo ostile. È uno stato d’animo che comporta un’attivazione nell’organismo di fronte a una situazione che viene percepita soggettivamente come pericolosa.
L’ansia coinvolge mente e corpo. I nostri muscoli si contraggono per prepararci fisicamente all’attacco o alla fuga, il respiro si fa corto e veloce e la mente si concentra sulla situazione di pericolo da affrontare.
Dobbiamo distinguere quindi tra un’ansia primaria, sintomatica, che ha un effetto disorganizzante e ci impedisce di affrontare le situazioni in maniera efficace e lucida; e un’ansia adattiva che ci mette in guardia rispetto a segnali di pericolo presenti o futuri e ci aiuta a concentrarci su difficoltà e compiti importanti senza, però, paralizzare la nostra capacità di pensare e prendere decisioni.
Una certa dose di ansia, quindi, a differenza dell’ansia patologica, può essere utile nell’affrontare la vita quotidiana e nel migliorare la nostra performance ad un compito. Si pensi, ad esempio, a quando si studia per un esame. Una certa quota di ansia permette un’attivazione psichica che ci aiuta a restare concentrati sul compito e a dare priorità allo studio.
A volte, però, il meccanismo che sostiene l’ansia adattiva può bloccarsi, quindi può svilupparsi l’ansia patologica: una reazione eccessiva, sintomatica, rispetto ad uno stimolo esterno o interno. Nell’esempio dell’esame da preparare potremmo avere uno studente talmente in ansia che sviluppa una difficoltà a concentrarsi o che, al momento dell’esame, di fronte all’insegnante non riesce a ricordare ciò che ha studiato.
Ansia patologica e disturbi d’ansia
L’ansia patologica si può strutturare in diverse organizzazioni cliniche che chiamiamo disturbi d’ansia. Essi sono: disturbo da attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo post – traumatico da stress e disturbo d’ansia generalizzato.
Si parla di disturbi d’ansia quando il disagio diventa significativo per persistenza, intensità e frequenza. Gli stati d’ansia generano cambiamenti molto intensi nel corpo proprio perché l’ansia segnala un pericolo. In risposta a tale segnale o ad una situazione avvertita come critica, c’è un’intensa attivazione psicofisica e un surplus di lavoro per cuore, polmoni e rene. Quando si sperimenta ansia patologica con molta frequenza e intensità c’è il rischio di alterare la normale funzionalità di questi organi.
I disturbi d’ansia danno luogo a sintomi di tipo cognitivo, fisici e comportamentali.
Tra i sintomi cognitivi abbiamo: sensazione di vuoto mentale; induzione di immagini, pensieri e ricordi negativi; sensazione di essere osservati e di stare al centro dell’attenzione.
Tra i sintomi comportamentali abbiamo: comportamenti evitanti, il paziente rifugge la situazione o lo stimolo che ritiene pericoloso; comportamenti di dipendenza dai familiari e dai farmaci, ansiolitici; comportamenti anassertivi e di sottomissione.
Tra i sintomi fisici abbiamo: tensione; tremore; sudore; palpitazione; nausea e disturbi gastrici; vertigini; formicolii; derealizzazione, sensazione di irrealtà; depersonalizzazione, sentirsi distaccati da se stessi.
Quando l’ansia è disadattiva e sfocia in uno di questi disturbi è necessario l’intervento psicoterapico che avrà la funzione non di cancellare l’ansia, perché in alcune situazioni è necessaria e adattiva, ma di aiutare a gestirla e a ricalibrare il meccanismo naturale che sta alla base della sua regolazione.